Tra un sano ed intelligente spirito di adattamento e un atteggiamento di deleteria inerzia il confine è sottile. La differenza ce la spiega bene Noam Chomsky, il famoso filosofo statunitense, nel suo libro “Media e potere”. Lo fa usando una metafora potente:
“Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.”
L’esperimento è stato fatto realmente e risale alla fine dell’800!
Lo scopo di Chomsky consisteva nel voler evidenziare la nefasta capacità dell’uomo di adattarsi alle situazioni più spiacevoli, rinunciando alla sua capacità critica e capacità di indignarsi. E’ un tema approfondito anche da Hannah Arendt nel suo “La banalità del male” quando indagò gli effetti sulle menti della propaganda tipica dei totalitarismi ed il meccanismo di deresponsabilizzazione di uomini che sotto il nazismo furono capaci dei crimini più efferati nascondendosi dietro la frase “ho fatto il mio dovere, ho eseguito gli ordini”
In verità il principio della rana bollita ci dimostra che quando un cambiamento si effettua in maniera sufficientemente lenta, da diventare pertanto invisibile, sfugge alla coscienza e non suscita, per la maggior parte dell’umanità, nessuna reazione, nessuna opposizione, nessuna rivolta.
La soluzione qual è? Prendere coscienza di questo naturale meccanismo della mente umana, che, come dimostrato recentemente dalle neuroscienze, è fondamentalmente pigra, e rimanere in allerta.
Quello che puoi fare è chiederti spesso: “è quello che voglio per me e per le persone a me care?” “In cosa credo? Cosa è importante per me?” “A cosa sono disposto a rinunciare?” “Quali compromessi non sono disposto ad accettare?”
La preoccupazione di Chomsky era volta a temi sociali, politici e culturali, ma vale profondamente per le scelte della vita privata ed intima.
Puoi farti le stesse domande riguardo ad un fidanzato un po’ troppo aggressivo, un ambiente di lavoro sterile oppure studi scolastici che non ti appassionano… e decidere di saltare fuori dalla pentola prima che sia troppo tardi!